Invito

...a tutti coloro che si son trovati, almeno una volta a fare la mossa del Cavallo.
Le mie storie, i miei racconti.

giovedì 26 dicembre 2019

Intermezzo di rime (21.01.12)

Notte di folate, 
di sensi e di presenze, 
notte di immagini fugaci, 
di pensieri inefficaci, 
di ricordi non richiesti 
su giochini poco onesti, 
di speranze o supergiù 
in cui tu non ci sei più... 

Intermezzo di rime (21.01.12)

Sera di pensieri e di dimenticati umori, 
sera di spifferi e di intese, 
di un amor non cortese, 
di risoluzioni vigili e di indirizzi lucidi, 
di evasioni immaginifiche e futuri avventurosi... 
di angoli bui in cui non più riposi

Intermezzo di rime (22.01.12)

Giorni di volontà e benevolenze, 
giorni di confronti e di indulgenze, 
di simpatiche mimesi e sconfinati propositi, 
di giochi incostanti e bizzarri simposi... 
di luci affascinanti e, controcorrenti, sagge falene sfuggenti.

Intermezzo di rime (22.01.12)

Notte di fuochi e scintille, 
di intime sonorità e note scandite, 
di viaggi cosmici e silenti incognìte, 
di voli leggeri e soste d'incanto. 
Notti senza pianto

Intermezzo di rime (09.02.12)

Isole di pensieri come fumetti, 
dialoghi imperfetti, 
passi irregolari ed insicuri, 
rifugi scuri.
Fragilità svelate, 

morbide interiorità, 
gusci impenetrabili, 
immaginate virtù, 
vita sospesa a fili che, incomprensibilmente, scelgono di andare... ora sù, ora giù.

Intermezzo di rime (10.02.12)

Nel vento
su un setaccio fitto
fermo tracce di te
per sentirti imminente.

Pillola (16.02.12)

Lentamente invasa da un sentire intenso che comincia a pochi metri da te.

Pillola (17.02.12)

Imperdonabile errore: dare a qualcuno ciò che chiede.

Pillola (18.02.12)

La tua stanza dei giocattoli:
puoi guardarla con gli occhi incantati
e vestire le bambole splendidamente
puoi vederla con gli occhi amari
e spogliare le bambole oscenamente.

Intermezzo di rime (21.02.12)

Vivo di me, delle mie aurore e dei miei tramonti,
navigo dentro episodi custoditi come scrigni, tra i ricordi,
e mi consumo per nuvole indecise bisognevoli di un anelito del Tuo calore.

Intermezzo di rime (22.02.12)

Nel vento
su un setaccio lasco
sposto cocci di te
per sentirti distante.

Intermezzo di rime (22.02.12)

E cerco le parole dentro un cappello
per sentire meno male
per lasciare in acqua il sale
del tuo gusto rovinato.

Pillola (26.02.12)

Eppure splendi e riscaldi
e piano ti fai strada tra gli spazi
fondendo i bordi
smussando i confini
mutando in vita ciò che, inesorabilmente, avanzava in senso inverso.
Sole.

Pillola - Effimeri (03.03.12)

La nostra corsa, la nostra tensione ad amare e ad essere amati in mezzo a conflitti di ogni sorta incuranti di conferme, distacchi, deviazioni, disfatte e infinite trappole tra realtà e finzione non avendo ben chiaro spesso cosa vogliamo o se in fondo giochiamo... dicevo quindi.. tutto l'amore dato e voluto, ha un grande immenso unico scopo... consentirci di dimenticare, in quegli attimi in cui ci sentiamo indispensabili ed eterni, che siamo invece atrocemente effimeri.

Pillola - Nota Musicale (03.03.12)

La musica è sempre con me: ...forse sono una nota ♪ ♫ ♬

Intermezzo di rime (03.03.12)

Tiepido vento estivo di note vagabonde
luci che sfavillano nella notte nuova
incogniti destini compìti in un solo istante
avventure trepide
di un cosmo piccolissimo.
Battito malinconico di un attimo fuggito via.

Intermezzo di rime (07.03.12)

Dentro hai un sorriso autentico
riposto in un sogno tanto piccolo
e puoi tenerlo in te così occultato
in un cantuccio così remoto e chiuso
che per poco...
non lo ritrovi più
neanche tu.

Stelle intime (16.03.12)

Stelle intime invadono le mie architetture,
danzano tra gli incastri,
scaldano gli ingranaggi,
fondono gli spazi,
brillano di luce pura.

Se un mago (24.03.12)

Se un mago ci concedesse in sorte
di rivivere le nostre prime emozioni,
un arcobaleno che, ritornando, rinascesse in noi
saremmo sempre a chiederci
quali meriti per un tale dono,
quale gratitudine potrà mai quietare
nel cuore
lo stupore infinito.

Se anche rivelerò tutto di te (13.05.12)

Se anche rivelerò tutto di te, se anche verrai fuori da ogni sorriso, da ogni emozione, da ogni profumo, sarai il mio segreto per tutti, quell'universo così semplice e così completo che ogni parola sarà limite ed ogni definizione, imprecisa.

Pillola (16.05.12)

Il tuo dolore mi attraversa come un'onda prima ancora che tu ne soffra.
Ha le note musicali fredde del brivido che percorre strade consumate dal tempo e dalle cicatrici.

lunedì 23 dicembre 2019

Il Manuale del Secco

Terry aveva iniziato l'università nel 1982, aveva scelto la facoltà di architettura affascinata dall'arte, dalle costruzioni, dai materiali e dal mondo dei solidi. Lei era una ragazza particolarmente sognatrice, ma non lo sapeva. La materia per lei più ostica, al secondo anno, era la storia dell'arte, così come la proponevano i suoi professori: un tomo insormontabile di eventi e date da memorizzare. Per studiarla, anzi, per avere più determinazione e più incisività nello studio, aveva deciso di ripetere i capitoli del libro di testo con alcuni colleghi: Enrico e Caterina. I pomeriggi passati tra colleghi e con i libri non erano però solo di studio. Ai libri si alternavano giri sulla grossa moto di Enrico, che sperava gli venisse rubata sotto casa, così che il padre gliene acquistasse una nuova fiammante, o giri in auto (sempre Enrico) che sperimentava la sua bravura sui testacoda. A volte si andava a fare acquisti: alimenti per le merende, attrezzature per il disegno ed anche di generi stupefacenti, e infatti Terry ne restava molto stupita... A casa di Caterina e di Terry le sessioni di studio erano molto tranquille, a metà pomeriggio si prendeva il the con i biscotti e poi diligentemente si riprendeva a studiare. Il migliore amico di Enrico era Sal, un ragazzo un po' ermetico, schivo, a tratti ironico e dal sorriso affascinante sui lineamenti un po' asimmetrici. La sua parca comunicazione e la sua apparente sicurezza di sè lo rendeva una sorta di guru, da cui ottenere approvazione. Suonava magicamente il pianoforte e si capiva con chiarezza che era un vero artista.  A volte, durante i pomeriggi di studio, si andava a trovarlo a casa sua e si organizzavano momenti di svago, gite, passatempi. Sal suonava preferibilmente jazz e suscitava una certa diffidenza nei genitori di Terry a conferma della teoria di Duke Ellington quando affermava che il jazz è il tipo d'uomo con cui non vorresti fare uscire tua figlia. Non così a Terry, che invece lo apprezzava tantissimo, il jazz.
Enrico e Sal erano, come tanti giovani ventenni di ogni epoca, anticonformisti nell'anima: contro ogni regola del perbenismo, contro ogni abitudine e costume borghese. Lo ribadivano nella pratica, cercando di contestare imposizioni e luoghi comuni, sia in società che in famiglia. Le loro regole contro la banalità erano messe nero su bianco in un vademecum/agenda denominato il "manuale del secco". Il soggetto secco era un uomo o donna che, nella pratica, costantemente si comportava da anticonformista e che ripudiava, discostandosene, ogni situazione di banale convenzionalità. Volevano, in ogni loro azione, mostrare al mondo originalità ed unicità. Loro erano secchi nel profondo, nell'anima.
Quella agenda, in uno dei pomeriggi di studio, fu dimenticata a casa di Terry.
Affascinata dal suo contenuto, pur goliardico, e non ricevendone alcuna richiesta nei giorni o mesi a venire, Terry la conservò convinta che i suoi amici, Enrico e Sal, un giorno sarebbero stati famosi proprio perché "secchi". E lei ne avrebbe avuto un ricordo materiale e prezioso, nelle sue mani.
E continuò a conservarla ed a portarla con sè quando lasciò la casa paterna e andò ad abitare da sola, e poi ancora quando si trasferì nella casa che aveva eletto a sua residenza permanente, ed anche quando si sposò non se ne liberò per far spazio agli oggetti del compagno, e la seguì, nonostante altri traslochi e i diversi cambiamenti nella sua vita, per i successivi trentacinque anni della sua vita.
Alla fine del 2019 Terry stava organizzando una bella serata per trascorrerla con la sua amica Missy, che non vedeva da anni e alla quale voleva proporre qualcosa di rilassante ma anche entusiasmante dopo il viaggio che avrebbe affrontato per raggiungerla. Tra le possibili scelte degli eventi in città non la sfiorò alcun dubbio: il martedì jazz in un locale sui tetti della città, con al piano proprio lui, Sal. Negli anni aveva saputo che era diventato un pianista di grande pregio e diverse volte aveva appreso di suoi concerti nei teatri o in alcuni locali, ma non vi aveva mai partecipato convinta che l'uomo, ormai famoso, non avrebbe più ricordato nulla delle riunioni giovanili, delle scorribande scanzonate e tantomeno degli ideali "secchi" dei loro vent'anni.
Terry e Missy arrivarono a serata già iniziata, accolte da un giovane cameriere che aveva riservato loro un tavolo molto vicino al pianoforte. Al suo ingresso il pianista, Sal, quasi senza alzare gli occhi dai tasti, fece ciao con la mano, di colpo annullando decenni di vuoto, scaraventandosi come una meteora nel presente.
Ed il "Manuale del Secco" tornò, misteriosamente, al suo punto di partenza.

domenica 22 dicembre 2019

SERENATA - Sirinata a Maria

'Sta notti 'ncelu cu 'sta bedda luna
sentu a lu cori 'na malincunia
e caminannu pensu 'na canzuna
chi picciutteddu scrissi pì Maria.
E senza chi m'addugnu vaiu cantannu
sintennumi picciottu comu tannu:

Maruzza bedda affacciati
dimmi chi mi vò beni;
picchì a 'stu cori soffriri
vò fari tanti peni?
Stu cori senza amuri
nun pò campari cchiù;
c'è cu lu pò sarvari
lu po' sarvari tu.

E caminannu chianu pi la via
m'addugnu chi la strata avìa finutu
e mentri chi cuntentu mi crirìa
m'addugnu chi cantannu avìa chianciutu.
E cu li l'àrmi a l'occhi e cu la luna
adaciu cantu arrè la me' canzuna:

Maruzza bedda affacciati
dimmi chi mi vò beni;
picchì a 'stu cori soffriri
vò fari tanti peni?
Stu cori senza amuri
putìa sarvari tu
ora lu sentu moriri.
No, nun si sarva cchiù!

(Guglielmo Terrazzini - 1950 circa)

Vecchio magazzino


L'odore del vecchio magazzino del nonno Vincenzo sapeva di vino, di fieno, del legno del carretto. E sapeva anche di mulo, di sapone per biancheria, quello di marsiglia, quello fatto con l'olio, e di carbone anzi di carbonella e legna per la cucina.
Sapeva di grano, di erba, di fumo. E il sottoscala del magazzino profumava di muffa e di antico, di antichissimo. E soprattutto era pieno dell'odore del mistero, del segreto delle storie di uomini, donne, animali che dietro a tutti questi odori si celavano.
(05.01.15)

Il primo Uomo...


Il primo Uomo sulla Luna, avevo pochissimi anni ma ne ricordo la grande emozione! Mi arrivava dentro l'onda della trepidazione del mondo e mi avvolgeva. Il mio sogno di allora, penso anche quello di tanti bambini, era di fare "l'astronauta"... da grande.
Attraversare l'Universo, scoprire mondi nuovi, realizzare grandi gesti, grandiose azioni in quel blu profondo, eccellere e meravigliare il mondo. 
E seguendo altri canali, ma sempre sull'onda dei sogni grandiosi, immaginavo importanti ritrovamenti archeologici come ovvia ragione di tutti quei cocci di terracotta che trovavo sparsi in mezzo alla terra nelle mie villeggiature estive. 
Sogni straordinari che oggi i bimbi non sanno più a cosa ancorare. 
(22.01.15)


Perchè NO?


Detesto i NO.
Sarà che ne ho ricevuti tanti, troppi, in un'epoca in cui educare faceva rima con proibire. Almeno a casa mia. 
Intendiamoci, i troppi sì in gioventù producono devastazioni, soprattutto se non sono dei sì a cui viene affiancata una guida, una strada da percorrere. Ma i NO, i NO sono mancanze, sottrazioni, privazioni. Anche più avanti, a scuola, nei rapporti sentimentali, nel lavoro, i NO servono solo a perdere e non a guadagnare. 
Se ci osserviamo da un po' più in alto, guardando  un po' più distanti il percorso della nostra vita, ogni NO ci ha tolto il privilegio di una esperienza, di una ricchezza in più. Soprattutto se non siamo stati degli animi agitati, dei fuori strada, dei senza misura. Ma anche in quel caso, la misura va imparata. 
E i NO ci hanno sbarrato strade, ci hanno privato di un pezzo di vita che spesso non potremo più recuperare. 
(08.02.15)

Il matrimonio


Il matrimonio un tempo aveva altri significati, altre consuetudini. L'ho scoperto da piccola quando  sentii parlare la mamma con la "zia Rosa". 
Parlavano di coppie, di qualcuno che aveva litigato, di un marito o di una moglie che si era irrigidito su una convinzione. 
E la "zia Rosa", che era la sposa dello "zio Ciccio", disse che gli sposi possono litigare di giorno, anche tanto. Ma poi, di notte, gli sposi fanno la pace.
E aveva un sorriso a mezzo, tra l'innocenza e la malizia. Tenerissima ed indimenticabile. 
(09.01.15)

Arazzi


C'erano diversi arazzi sulla parete di fronte al mio lettino, accanto al lettone dei miei nonni. Quando andavamo a trovarli in paese, quello era il posto in cui dormivo, sotto 3 pesanti coperte che mi immobilizzavano. Nella penombra vedevo tutti i personaggi rappresentati e le scene di vita nei campi. Il fascino era tale che fissandoli per un po', con una magia che riuscivo a fare da bambina, li vedevo sollevarsi e muoversi, diventare animati e riempire la stanza di fantasia.
(05.01.15)

La strada


Dalla persiana del primo piano si vedeva la strada acciottolata e un po' terrosa su cui passavano rare macchine, alcuni carretti e i cavalli. Nel silenzio si distinguevano le voci ed i rumori del falegname, sotto al balcone, e del fabbro ferraio di fronte. 
U 'zzu Pinuzzu si chiamava il fabbro, aveva un'incudine, un forno da dove usciva il metallo incandescente e tantissimi oggetti metallici di uso sconosciuto... e lui era tutto annerito, anche la sua faccia ed i capelli. Arrivavano sino a casa l'odore di ferro lavorato, l'aroma acre di metallo segato, di officina; ed anche il profumo di segatura, di legno stagionato e di trucioli che trovavi sparsi sul marciapiede, quando uscivi di casa. 
(05.01.15)

Il giardino dell'Eden


C'era un banano nel giardino dell'Eden del nonno Vincenzo. Era un giardino rigogliosissimo, quasi una selva, una jungla; lui l'aveva creato all'interno di una vecchia grande gebbia e probabilmente il ristagno d'acqua aveva reso il terreno fertilissimo.
Si accedeva da uno squarcio nel muro di pietra che la circondava e la vegetazione era fittissima: rose rampicanti, limoni, amarene, citronella, un olivo ed appunto un banano!
Il profumo era inebriante e l'atmosfera era da giardino paradisiaco. Sapevo di esser fortunata quando mi veniva concesso di poterci entrare. Questo non avveniva spesso perché il nonno sapeva bene che in quel giardino avrei potuto incontrare anche il Serpente... 
(07.01.2015)

La Terra - Durante le vacanze estive in campagna si scopriva la Terra.



Erano giornate di luglio, tanto assolate da riempirti gli occhi. E la luce era forte tanto da farti piangere, ma calda e attraente da don potervi rinunciare... Uscivi all’aperto, facevi pochi passi e andavi sul retro della casa. Lì si trovava il campo appena mietuto, si camminava sulla paglia, si affondava nei cumuli, ci si riempiva di pagliuzze dorate, si respirava l’odore del grano maturo accecati dal caldo bagliore.
Erano giornate d’agosto, calde, secche e il terreno odorava di arso, bruciava. Si giocava seduti per terra, sulle zolle, con le zolle. Si facevano a pezzi fichi d’india, canne, foglie, legnetti, e si costruivano antri, percorsi, ripari. Ci si metteva sulla pelle tutto, si toccava tutto e alla fine della giornata si odorava di tutto. Si inseguivano farfalle, grilli, lucertole, ramarri, rane, libellule...
Erano notti d’estate, in cui si ragionava di via lattea, di stella polare, di gran carro. Di luna e di sole.
(15.12.2018)

sabato 30 novembre 2019

LO SPECCHIO

Pioveva quella mattina. Uscii a piedi per raggiungere l'ufficio postale.
Saltellavo di qua e di là per evitare le pozzanghere e sentivo addosso il peso cupo delle nuvole cariche di pioggia. Ma era primavera e le aspettative erano ottimiste.
Ritornando a casa vidi quell'uomo. Mi guardava fisso, era fermo davanti alla porta di un ristorante ed aveva il volto molto somigliante a quello di un ragazzaccio che mi faceva il filo da bambina. Un ragazzaccio su cui avevo realizzato le mie prime fantasie amorose di dodicenne.
Fu un tuffo al cuore, lo guardai anch'io, girandomi verso di lui diverse volte mentre procedevo sui miei passi.
Mi lasciò stordita il suo incontro.
Quel pomeriggio cominciai a fare ricerche per capire se era davvero il ragazzo dei miei ricordi: Selva.
Lo cercai su internet, su diversi canali e non fu facile perché non ricordavo se era davvero quello il suo nome anagrafico. Ma alla fine trovai qualcuno con una foto molto somigliante al Selva dei miei ricordi. Gli inviai un messaggio, breve, cauto, evocativo.
Aspettai solo un'ora la sua risposta, che venne, accogliente ed in essa trapelava un entusiasmo un po' trattenuto, ma pieno di attese.
Nei giorni successivi fui oggetto del suo love bombing solo inizialmente piuttosto moderato, ma che presto esplose in tutta la sua veemenza e tossicità. Mi travolse con la perfezione del suo corteggiamento.
Tuttavia io non conoscevo la realtà dei manipolatori perversi e mi lasciai facilmente irretire in una gabbia di amore e stima da una parte e disprezzo e discredito dall'altra.
Cominciai a stare male dopo alcuni mesi di manipolazione, mesi in cui la carota si alternava al bastone in un gioco massacrante che avvantaggiava solo lui, il giocatore protagonista.
Ottenevo la sua attenzione ed il suo amore solo se il mio comportamento gli era gradito. Altrimenti lo vedevo allontanarsi, sparire, tradirmi con allegra spensieratezza e senza alcun senso di colpa. Sfacciatamente sicuro di sè.
Non sapevo più chi ero e cosa volevo e, come se non bastasse, stavo male fisicamente, in preda a crisi di ansia e di panico.
Selva era ormai padrone della mia vita e io non lo capivo.
Capivo però che mi mentiva spudoratamente su tante azioni ed aspetti della sua giornata e, incapace di capirne il motivo, chiesi aiuto a google che mi portò ai mentitori seriali, alla sindrome di pinocchio ed, infine, ai manipolatori, ai narcisisti perversi. E così, piano piano, dapprima incredula e poi sempre più convinta, capii. Ero la sua preda e avrebbe giocato come un gatto col suo topino, in un crescendo malefico, per verificare fino a che punto mi aveva sottomessa, schiavizzata psicologicamente.
Lo buttai fuori dalla mia casa, una mattina di domenica, io ancora ammalata nell'anima e non del tutto capace di godermi la sua, stavolta, faccia incredula davanti al mio imperativo: oggi fai le valigie e sparisci dalla mia vita.
Mi ricordai solo dopo diverso tempo che quell'uomo incontrato la mattina dell'ufficio postale non era realmente lui ma solo qualcuno che me lo aveva evocato.
Il Destino mi aveva tracciato una strada o il Male mi aveva teso una trappola? Chissà...
Ad ogni modo, quel che di bello, di amorevole, di attraente ed affascinante avevo osservato e trovato in lui era solo la mia immagine allo specchio, la mia idea di amore, la mia visione di affettuosità, la mia concezione di coppia, la mia percezione di fedeltà e fiducia.
Quando lo specchio mi rimandava invece il suo feedback esso era deformato, ammalato, tossico. Non era quello che mi aspettavo. In esso infatti non riuscivo a riconoscere l'idea bella dell'amore, che alimentavo dentro me stessa, che anzi "era" me stessa, e quindi mi ammalavo.

Lo specchio, mai dimenticare il principio dello specchio.

lunedì 11 novembre 2019

Un salto nel mio BLOG (dieci anni dopo)

Il blog, il mio blog, creato per gioco, diventa il testimone di un passato che non c'è più, di una società, qui in occidente, nella odierna Europa, che in poco più di 10 anni si è profondamente trasformata e che ha plasmato ciascuno di noi, piano piano, inconsapevolmente in quello che ci è, alla fine, man mano apparso nella norma, accettabile, inevitabile.

E capisci che il mondo è cambiato perché i riferimenti che per te contavano, e che qui erano elencati come link utili, adesso non contano più. 
I quotidiani on line che seguivi non esistono più. Alcuni siti, ed i temi che trattavano, si sono svuotati di significato, altri non hanno più alcun senso per te. 
Trovi che fosse tutto molto più facile dieci anni fa, i concetti che esprimevi li senti ingenui, naif, colmi di speranza e ti contrai per la nostalgia di un benessere interiore che non senti più, ed al contrario senti che i contenuti della vita di oggi hanno molta pesantezza, trasmettono dolore, travaglio interiore, hanno riferimenti ad una quotidianità sgradita, ad una società conflittuale, depressa. 
Il grigio è un velo che sta coprendo ogni iniziativa, ogni spinta, ogni speranza. E soprattutto nessuno crede più nella verità dell'altro. La realtà potrebbe essere una bugia e la menzogna potrebbe essere vera. 
"Lercio", nella sua goliardica diffusione di paradossi, è oggi l'unico giornale che è concretamente sincero.