Invito

...a tutti coloro che si son trovati, almeno una volta a fare la mossa del Cavallo.
Le mie storie, i miei racconti.

sabato 30 novembre 2019

LO SPECCHIO

Pioveva quella mattina. Uscii a piedi per raggiungere l'ufficio postale.
Saltellavo di qua e di là per evitare le pozzanghere e sentivo addosso il peso cupo delle nuvole cariche di pioggia. Ma era primavera e le aspettative erano ottimiste.
Ritornando a casa vidi quell'uomo. Mi guardava fisso, era fermo davanti alla porta di un ristorante ed aveva il volto molto somigliante a quello di un ragazzaccio che mi faceva il filo da bambina. Un ragazzaccio su cui avevo realizzato le mie prime fantasie amorose di dodicenne.
Fu un tuffo al cuore, lo guardai anch'io, girandomi verso di lui diverse volte mentre procedevo sui miei passi.
Mi lasciò stordita il suo incontro.
Quel pomeriggio cominciai a fare ricerche per capire se era davvero il ragazzo dei miei ricordi: Selva.
Lo cercai su internet, su diversi canali e non fu facile perché non ricordavo se era davvero quello il suo nome anagrafico. Ma alla fine trovai qualcuno con una foto molto somigliante al Selva dei miei ricordi. Gli inviai un messaggio, breve, cauto, evocativo.
Aspettai solo un'ora la sua risposta, che venne, accogliente ed in essa trapelava un entusiasmo un po' trattenuto, ma pieno di attese.
Nei giorni successivi fui oggetto del suo love bombing solo inizialmente piuttosto moderato, ma che presto esplose in tutta la sua veemenza e tossicità. Mi travolse con la perfezione del suo corteggiamento.
Tuttavia io non conoscevo la realtà dei manipolatori perversi e mi lasciai facilmente irretire in una gabbia di amore e stima da una parte e disprezzo e discredito dall'altra.
Cominciai a stare male dopo alcuni mesi di manipolazione, mesi in cui la carota si alternava al bastone in un gioco massacrante che avvantaggiava solo lui, il giocatore protagonista.
Ottenevo la sua attenzione ed il suo amore solo se il mio comportamento gli era gradito. Altrimenti lo vedevo allontanarsi, sparire, tradirmi con allegra spensieratezza e senza alcun senso di colpa. Sfacciatamente sicuro di sè.
Non sapevo più chi ero e cosa volevo e, come se non bastasse, stavo male fisicamente, in preda a crisi di ansia e di panico.
Selva era ormai padrone della mia vita e io non lo capivo.
Capivo però che mi mentiva spudoratamente su tante azioni ed aspetti della sua giornata e, incapace di capirne il motivo, chiesi aiuto a google che mi portò ai mentitori seriali, alla sindrome di pinocchio ed, infine, ai manipolatori, ai narcisisti perversi. E così, piano piano, dapprima incredula e poi sempre più convinta, capii. Ero la sua preda e avrebbe giocato come un gatto col suo topino, in un crescendo malefico, per verificare fino a che punto mi aveva sottomessa, schiavizzata psicologicamente.
Lo buttai fuori dalla mia casa, una mattina di domenica, io ancora ammalata nell'anima e non del tutto capace di godermi la sua, stavolta, faccia incredula davanti al mio imperativo: oggi fai le valigie e sparisci dalla mia vita.
Mi ricordai solo dopo diverso tempo che quell'uomo incontrato la mattina dell'ufficio postale non era realmente lui ma solo qualcuno che me lo aveva evocato.
Il Destino mi aveva tracciato una strada o il Male mi aveva teso una trappola? Chissà...
Ad ogni modo, quel che di bello, di amorevole, di attraente ed affascinante avevo osservato e trovato in lui era solo la mia immagine allo specchio, la mia idea di amore, la mia visione di affettuosità, la mia concezione di coppia, la mia percezione di fedeltà e fiducia.
Quando lo specchio mi rimandava invece il suo feedback esso era deformato, ammalato, tossico. Non era quello che mi aspettavo. In esso infatti non riuscivo a riconoscere l'idea bella dell'amore, che alimentavo dentro me stessa, che anzi "era" me stessa, e quindi mi ammalavo.

Lo specchio, mai dimenticare il principio dello specchio.

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